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“mater admirabilis„ 263


quale ha annodato, in segno di lutto, un fazzoletto nero, rassomiglia, china così sulla lana e sui ferri, a certe teste di vecchie madonne che cullano sulle ginocchia Gesù Cristo morto.

Dove glielo avranno messo, il suo figliuolo?... Chi sa se sulla fossa avranno posta una croce, sia pur rozza e piccolissima, che ne segni il posto?... Quante, quante!... Tutte croci per figli di mamma. L’Italia, ora, per lei, non è che un grande camposanto nel quale il suo ragazzo sta sepolto con tanti altri.... Perchè, perchè?... Sì, ci deve essere un perchè, che una povera donnicciuola non comprende: un perchè ancor più grande di quel campo di morti. Se così non fosse, come farebbero tante madri a tacere?...

Gli ultimi cali della punta sono a termine, e il paio di calzerotti è finito. Assunta lo piega, lo mette accuratamente da parte. Poi prende fra mano la ventriera color di ruggine. Veglierà, stanotte, lavorando.

Una dolcezza che ella stessa non cerca di spiegare le viene da quest’atto di tacita rassegnazione, di attiva obbedienza alla forza superiore che l’ha premuta ma non fiaccata.

Ad una sola cosa non si rassegnerà.