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poteva credere «l’incidente esaurito», come dicono i giornali; ma quel piccolo poscritto mi fa ardito a pensare che ella si interessi ancora alla mia umile persona e m’impone il dovere di soddisfarla.

Sto proprio bene, salvo qualche cicatrice sulle mani, sulla spalla e sopra una guancia, ma temporanee. Anche i capelli, che avevo rasati fino alla radice, spuntano più densi di prima se fosse possibile. Le forze sono tornate e con esse la volontà di lavorare; spero fra pochi giorni di riprendere le lezioni al Conservatorio. Ho dunque finito di essere un personaggio interessante. Ripiombo nella mia oscurità.

In seguito a tale dichiarazione ella ha tutto il diritto di ritirarmi una benevolenza fondata sopra un momento di entusiasmo che io non ho purtroppo la facoltà di prolungare. Ella è senza dubbio una creatura privilegiata, una signorina buona, gentile, forse bella ed io non sono e non sarò mai altro che un povero organista.

Le presento i miei rispetti.

Ippolito Brembo.


25 aprile. Signore: Incomincio a scoprire in lei un difetto molto grosso: l’orgoglio. Fatalmente è proprio il difetto che amo.

Ah! lei non voleva più scrivermi? E perchè?