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— Norina è più affettuoso.

— Elly più pratico.

Mentre le voci si riscaldavano la signora interruppe:

— Sono grata a tutti delle buone intenzioni e mi guardo bene dal negarle; ma faccio osservare che nessuno di voi permettendosi delle varianti al mio nome ha pensato di chiedere almeno il mio parere. Ora ve lo dico io. Non mi piace nè Eleonora, nè Norina, nè Elly. Amerò di più quello che mi chiamerà Lilia.

— Lilia! Lilia! — esclamarono ad una voce don Peppino e il giornalista, mentre Wilss soggiunse abbassando la voce:

— Vi chiamerò Lilia quando acconsentirete a sposarmi.

Ella lo guardò colle pupille stellanti meravigliose di luce, ma non rispose nulla.

Fu il giornalista che attaccandosi a don Peppino gli susurrò con malumore:

— Cosa parla di sposare quell’americano?

— Eh! Eh! Non sarebbe un cattivo partito, sapete? Quattrini parecchi, uomo simpatico...

— Simpatico! Che bestemmia! Con quel naso.

— Anche Socrate lo aveva.

— E appunto non fu fortunato colle donne.

— Comunque, il dono che egli le fece oggi mi pare proprio un dono da futuro marito.

— Voi sapete tutto.