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— Andiamo, via, dopo tanto tempo che non ci incontriamo! Che cosa fai a Bergamo? Ti credevo mummificato nel tuo villaggio. Bevi con me un bicchierino di Marsala.

— Ho già preso una tazza di birra.

— Benone. Il Marsala sopra la birra è indicatissimo.

— Ho paura che il vino mi riscaldi.

— Che pregiudizio! Quando il sole entra in leone bibit bibit cum pistone.

Al latino maccheronico dell’amico, Remo rispose internamente con un’altra sentenza: Semel in anno licet insanire, e si acconciò al disordine del vino di Marsala.

— Si può sapere quale buon vento ti ha condotto fra noi?

L’interrogazione diede agio a Remo di raccontare per filo e per segno il successo del nipote, nel quale argomento si addentrò con tanta compiacenza che alle due mezz’ore già trascorse se ne aggiunse una terza.

— Questo bisognerebbe beverlo alla salute di tuo nipote, — disse l’amico versando un altro bicchiere — alla sua carriera! al suo avvenire!

Come era possibile rifiutare? Remo non lo tentò neppure, quantunque non ne avesse mai preso in vita sua più che due dita alla volta. Ma il ritardo di Ippolito, intanto che lo zio beveva alla sua salute, diventava sempre più incomprensibile.