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Una giovinezza del secolo XIX 37

del padrone la soggezione e la protezione insieme. Dopo pranzo il nonno piegava qualche istante il volto pallido e pensoso sull’Eco della Borsa, unico giornale che penetrasse in casa; la nonna allora mi prendeva sui ginocchi, mi baciava, mi coccolava, mi diceva la storia del Mostro turchino e quella delle Due palombe.

Alla domenica si giuocava a tarocchi intorno alla tavola de’ miei nonni. A fare il quarto veniva generalmente lo zio Germanico, che era il dottore del paese e aveva sposato la seconda sorella di mia madre. Se capitava qualcun altro la zia Carolina cedeva il suo posto. Io, dopo essermi trastullata un poco a osservare le figurine del giuoco: La ruota della fortuna, Il pazzo, L’appeso, sgaiattolavo dalla mia sedia giù sul pavimento a intraprendere carponi il giro della sala ignorando di aver avuto un celebre predecessore e con intenzioni molto meno filosofiche delle sue. Mi piacevano le pareti rivestite fino a metà da un alto zoccolo di legno scanalato e verniciato, risalendo le quali, fino al soffitto, l’occhio mio fanciullesco si beava in una pittorica esposizione di frutta più grande del vero e di uccelli fantastici; forse l’uccello Roc il di cui uovo miracoloso pendeva dalla volta del palazzo di Aladino?