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12 Una giovinezza del secolo XIX

ne’ di tale disappunto mi vorrò soverchiamente dolere, perchè nella mia ansiosa ricerca del vero preferisco essere conosciuta come sono, anzichè avvantaggiarmi di meriti che non ho.


Chiarite così le intenzioni di questo libro che sarà l’ultimo mio e quasi una specie di commiato, rammento a’ miei lettori con malinconica rassegnazione che lo scrivo penosamente dal letto, servendomi di una matita guidata dalla mano sinistra, avendo la destra inferma, condizione forse unica fra tante Memorie che furono scritte.

Dedico queste pagine d’amore e di dolore a tutti coloro che mi hanno amata nella vita o nell’arte, un’ora, un giorno o sempre; ai miei morti diletti; ai vivi che mi amano ancora e che mi circondano dalle loro cure, ai lontani che non mi sarà più dato di rivedere; a coloro che non vidi mai e che mi amarono nei miei scritti, infine a coloro che mi ameranno quando non sarò più. Lasciatemi quest’ultima illusione, cara fra tutte, di credere che nei tempi che verranno, qualche solitario, qualche ingenuo sentimentale, qualche innamorato (se ve ne saranno ancora) trovando sulle bancarelle delle fiere uno sciupato volume di Anima sola o di Teresa, dell’Indomani o di Vecchia casa,