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Una giovinezza del secolo XIX 219


carrozza, seguiva egualmente a piedi il giro del Corso. La ristrettezza relativa della città e il buon accordo delle classi, non ancora corrose dal veleno dell’odio, metteva il piacere alla portata di tutti e facilitava le relazioni.

Non dico questo per me, immobilizzata nel mio angolo d’ombra e nella mia parte di spettatrice, specola modesta dalla quale mi fu dato seguire il sorgere e l’ingrandire di una figura femminile, che la fortuna del nostro paese ha chiamato alla missione storica di prima regina d’Italia. Nessun titolo più glorioso cinse nei secoli una fronte di donna, nessuna donna accorse all’appello del destino, che le conferiva l’altissimo compito, con mani più colme di grazie. Ella apparve, nell’ora che l’Italia per opera de’ suoi uomini migliori assurgeva alla dignità di nazione, figlia del nostro sangue, fiore della nostra stirpe, Margherita di Savoia, l’unica, la predestinata. Quando entrò diciassettenne in Milano, sposa da pochi giorni, sembrava una bambina. Seduta per la prima volta al posto d’onore nella carrozza, coi lunghi capelli biondi fluenti sull’abito di mussolina rosa, terminando di calzare sulla mano il piccolo guanto, sorrideva al pubblico con amabile candore. Piacque subito,