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216 Una giovinezza del secolo XIX


sue stesse imperfezioni la prova migliore dello sforzo continuo verso un’ideale più alto, e in questo sforzo sta la mia giustificazione. De claritate in claritatem è la gloria dei grandi; sia il dovere dei piccoli: A tenebris in lucem.

Io fo ora come uno che, avendo colto tutti i fiori della propria aiuola, fruga ancora le zolle cogli occhi e colle dita per vedere se ne sia rimasto indietro qualcuno. Eccomi alla fine della mia vita di fanciulla, Neera non è ancor nata, quantunque il bellissimo nome scorto in un libro scolastico delle Odi di Orazio mi avesse già colpita in modo straordinario e così tenace che allorquando, più tardi, volli scegliere uno pseudonimo non tentai neppure di cercarne un altro; per il momento solo l’armonico congiungimento delle sillabe mi attrasse, stringendomi nel fascino di una nota musicale, ben lungi dal sospettare che una nota personalità fosse già sorta in me. Gli anni erano passati senza portare nessun cambiamento nella mia esistenza. Mi vedo sempre nel melanconico salottino dalla tappezzeria cupa, china sul lavoro, le membra intorpidite, tesa la mente nel vacuo e penoso sforzo dell’aspettativa che logora l’ingegno e rammollisce la fibra; etisia morale di