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152 Una giovinezza del secolo XIX


fatto invito ai giovani pittori concittadini allievi del Diotti. In complesso manca a questo tempio troppo giovane la suggestione delle preghiere salite per anni e per secoli al trono di Dio insieme agli aromi dell’incenso ed ai singhiozzi ed alle lagrime sparse ai piedi dell’altare, o soffocate nell’ombra dei confessionali, che tanto fascino di mistero dànno a certe vecchie chiese. Ma invecchieranno le pietre, i marmi, gli argenti; il tempo stenderà il suo mantello bruno sulla rosea nudità delle pareti; nuovi peccati e nuove lagrime deporrà l’uomo bisognoso di fede e altre generazioni cogli stessi amori, cogli stessi dolori, verranno qui a cercare il fascino del mistero. Un curioso episodio sconosciuto e che mi piace di conservare a giustificazione del coro e dell’abside giudicati da qualcuno troppo ristretti in confronto alla mole del tempio, è che sul disegno di mio padre le proporzioni erano più ampie, appunto per conservare l’armonia dell’insieme, e che dovette cedere con grande malavoglia alle pretese di Monsignore Abate, al quale faceva comodo lo spazio per transitare i carri che al tempo della vendemmia portavano le tinozze cariche d’uva nelle sue cantine. Per tal modo la ragione superiore del tempio la vinse sulla ragione meschina dell’uva di Monsignore ed i cit-