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V.

Olimpio, uscendo dall’albergo Belle-vue, aveva fatti pochi passi a destra, quando la medesima figura di donna che gli era passata accanto sotto le Procuratie gli si parò davanti, e prendendo il suo braccio lo trascinò rapidamente verso la riva.

— Come diavolo sei tu a Venezia?

Questa domanda Olimpio la fece colla placidezza abituale, col solito tono di voce indifferente e dolce.

L’incognita gli si aggrappò vivamente al braccio mormorando:

— Olimpio, Olimpio, io sono una disgraziata!

Olimpio la squadrò dalla testa ai piedi con quell’occhiata rapida e così completa nella sua elissi colla quale un uomo di mondo sa valutare una donna.

Ella era vestita di velluto nero e portava con grazia infinita un ricco velo di merletti; a sinistra, fra le treccie scomposte, aveva una rosa.