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— Cogli le rose — le gridò a tergo la voce dello zio.

Il vecchione la osservava, affacciato alla finestra del tinello, colle mani scarne appoggiate allo stipite.

Ella colse le rose, scegliendole; lasciando da parte i piccoli boccioli non ancora dischiusi; preferendo le rose piene, carnose, dal grembo cupo e fortemente odorose; le fiutava ad una ad una prima di riunirle in mazzo; le fiutò ancora tutte insieme, a lungo, colla faccia sprofondata in mezzo alle foglie fresche, umettandosi le guancie di rugiada.

— Sono belle, nevvero?

— Bellissime.

Ritornò sui suoi passi, lentamente, cercando ancora fra i cespugli, stringendosi al petto tutte quelle rose che le scappavano dalle dita,

— Fammele vedere.

Teresina si accostò alla finestra dove il vecchione faceva oramai sforzi incredibili per sostenersi ritto e gli presentò le rose, sporgendosi avanti, sfiorandogli colle mani le mani agghiacciate.

Egli barcollò un momento, odorando le rose sul