Pagina:Neera - Senio, Galli, 1892.djvu/150


— 136 —


io ancora lagnarmi? Ho io diritto alla felicità? Per quali ragioni? Chi me l’ha promessa? Mentre il mondo è pieno di lagrime, non è un egoismo ch’io stia qui a contemplare ed a raccogliere le mie? Un uomo è stato percosso e atterrato dal destino, come me; mille altri lo sono come noi; chi accusare? chi maledire? Siamo naufraghi sbattuti lungi dalla nostra patria, per la quale i nostri cuori sanguineranno sempre, ma non abbiamo noi il diritto di cercare una seconda patria, di afferrare un nuovo lido? Non è questo il nostro diritto vero, più che quello di imprecare e di maledire?»

«1 marzo. Ho visto il buon amico. Ci siamo stretti la mano in silenzio. Credo che ci siamo compresi. La sua afflizione mi attrae come una grande bellezza malinconica. Sono fiera, nel versar queste lagrime, di sapere che non le verso per me. Ciò mi innalza, mi sento più degna di piangere dal momento che non piango per me sola.»