Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/80

70 Novelle gaje.


era trasformato in una specie di pagoda turca, colle rozze pareti mascherate da damaschi orientali, il soffitto foggiato a uso di tenda con ricchi paneggiamenti in color giallo e celeste. Una lampada originale, di una forma sconosciuta nelle nostre case, ardeva, palliata da un cristallo azzurro — un effetto magico e fantastico, v’assicuro, coll’aggiunta d’un vaso d’oro entro cui bruciava del legno di sandalo e una quantità di rose sparse sulla stuoia finissima del pavimento.

· · · · · · · · · · · · · · · · · · ·
· · · · · · · · · · · · · · · · · · ·

Per pietà, reprimete quel sorriso incredulo; cacciate la brutta tentazione che vi suggerisce essere tutto questo una fiaba che io vi racconto per ingannare l’uggia di una giornata piovosa.

Vi do la mia parola d’onore che quanto vi racconto è la pura verità. È incredibile, lo so bene; ma lo ricorderei così a puntino dopo tanti anni se l’impressione che mi ha lasciata non fosse quella di un’avventura straordinaria?

Quasi ogni vita, a volerci pensare, presenta un punto, un caso, un fatto od una sensazione che raccontandoli sembrerebbero inventati, mentre tutti i giorni si inventano romanzi e novelle che trasportano il benevolo lettore a esclamazioni consimili: «Come è vero! Come è naturale! Capita anche a me!»

Bisogna proprio concludere che il vero non è sempre verosimile e viceversa.

Dunque prestatemi un’attenzione seria come se leggeste la vita dei santi, sulla quale, m’immagino, non vi corre il menomo dubbio.