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Divina gioventù. 57


— Sentite — mi susurrò all'orecchio dopo qualche istante di silenzio — mi promettete di non ridere?

— Prometto.

— Ebbene, io sono stregato.

Mantenni la promessa e non risi, ma gli feci due piccole corna colle dita.

— Perchè mi fate le corna?

— Per distregarvi, amico mio; è il rimedio contro la jettatura, lo sapete bene.

— Orsù, vedo che dovrò raccontarvi tutto; o piuttosto, siccome il tempo stringe, vi scriverò. Mi ritiro per alcuni giorni in campagna allo scopo di lavorare con quiete intorno alla mia causa. Di là avrete mie nuove, avrete l’avventura che tanto vi preme.

Deo gratias!

— Ma la terrete segreta poi?

— Oh! segreto rigoroso... fra me e le mie lettrici...

II.

lettera di ciro garzes.

Dies irae, mia cara, sempre quei tempi! — sempre.

Per incominciare l’avventura, dovete riportarvi venti anni addietro e immaginare un Ciro Garzes senza pancia, senza malinconie, senza nessun programma politico e umanitario — proprio tal quale lo avete dipinto voi pochi giorni or sono, tra Milano e Verona, cioè tra Milano e Bergamo.

C’entra anche Oreste, anzi fu lui la cagione di tutto.