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La mia vicina. 111


Per fare più presto presi un omnibus; e cacciandomi in un angolo pensavo ai bottoni non miei che portavo, alla simpatica loro proprietaria, a quel colloquio improvvisato e così attraente, finchè mi venne sott’occhio un avviso incollato sul cielo dell’omnibus:

Minestre condensate

di

Rodolfo Sceller

Hildburghausen

(Germania).

Quella minestra apparsa d’un trutto nel bel mezzo delle mie fantasticherie, mi fece pensare che si avvicinava l’ora del pranzo — e sia dettò tra parentesi senza far torto al signor Sceller, che si chiama Rodolfo come me — avrei preferito di gran lunga al suo avviso appetitoso una appetitosa minestra, fumante, anche a costo di non essere condensata.

Chi sa che il mio principale non mi trattenga a pranzo?

L’omnibus era appena a metà strada ed io mi rifeci da capo a pensare... alla mia vicina.

Deh! non tenetemi il broncio, lettrici appassionate e platoniche, se cedendo all’imperiosa esigenza della natura io alternavo pensieri di fame e pensieri di simpatia.

Fino a quando la materia, la divina materia sarà considerata con disprezzo dai poeti e da tutte quelle persone che si vantano di delicato sentire?

E perchè un gelsomino sarà più poetico d’un ca-