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in qual modo pinotto divenne uomo libero 89


sparecchiata la tavola; od aprire l’uscio ai visitatori; o girare il rubinetto della luce elettrica; o portare una lettera alla posta; o preparare il caffè e prenderne la sua parte; o schiacciare un pisolino sulla poltrona di Giacomo Gondi quando Giacomo Gondi si attardava fuori di casa; e tutte queste miti occupazioni fra le quali si era svolta per tanti anni la vita serena di Pinotto facevano un tale contrasto colla sua descrizione della miseria proletaria, che non mi riuscì di frenare un sorriso ed allontanandomi lemme lemme mi veniva fatto di pensare: Possibile che vi sia in certi uomini tanta voluttà di soffrire che anche quando stanno bene vogliono persuadersi del contrario per non rinunciare al gusto di lagnarsi?

— Bada — dissi all’amico mio — che Pinotto frequenta una cattiva compagnia.

— Lo so, — mi rispose Giacomo Gondi, — e il mio dispiacere è di non potere fare nulla per questo povero illuso. Io lo vedo avviarsi giorno per giorno alla sua rovina, sento che mi sfugge, che si perde e che lo perdo e sono impotente ad arrestarlo. Nel suo cervello semplice quell’idea che vi hanno gettata come una noce in una scatola vuota gli fa intorno un frastuono indiavolato, lo intontisce,