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260 come ebbe filarete il suo giorno di celebrità


aveva nessuna difficoltà, ma proprio nessuna, a credere suo figlio emulo predestinato.... oh! Dio, non di Manzoni, questo si capisce; ma tanti scrittori moderni hanno un così bel nome e, ne era convintissima, non maggior talento del suo Filarete, che valeva bene la pena di tentare.

La Rivistina dove Filarete aveva fatte le sue prime armi era già morta da un pezzo, ma siccome ogni giorno ne sorgono di nuove e tutte animate da un gagliardo soffio di speranza che le tiene in piedi tre o quattro mesi, giusto il tempo di consumare il gruzzoletto raccolto tra amici di buona volontà, qualche bozzettino, qualche articolo incorniciato fra nomi sconosciuti continuò ad alimentare le tendenze di Filarete e quando giunse il momento di scegliere definitivamente una carriera egli confermò il proposito di voler essere uomo di lettere.

— Ma che cosa si guadagna a vendere parole? — domandò ancora lo zio droghiere.

— Milioni! — rispose imperterrito il neofita che pensava in quel momento alle ricchezze di Rostand. — Vi sono scrittori in Francia che col loro lavoro si sono fabbricate dimore principesche. Dumas, Sue, Zola guadagnarono tutto quello che vollero.