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174 l'avventura di tre furbi


trovato il proprietario dell’astuccio sarebbe pure toccata a loro una buona ricompensa; ma non valse a nulla. Erano i brillanti che essi volevano e li volevano con una cocciutaggine fatta di ignoranza e di avidità sulla quale nessuna luce poteva gettare l’idea confusa che essi avevano del diritto.

Obbligati tuttavia a denunciare l’oggetto trovato lo fecero così di mala voglia che ne rimase ad ognuno l’amaro in bocca, e questo amaro si gettarono vicendevolmente l’un l’altro con reciproche accuse per tutto il tempo di attesa prescritto dalla legge. Caso singolarissimo! Per quanto annunciato e propalato dovunque il mistero dell’astuccio lanciato dal carrozzone di un treno in corsa restò un mistero. Furto? capriccio? vendetta? gelosia? Qualunque fosse stato il movente non se ne seppe mai nulla. Colpevole o impotente la mano che aveva tracciato il gesto audace non uscì dall’ombra. Nessuno venne mai a reclamare i brillanti. Per tal modo trascorsi i due anni d’obbligo Titta coi suoi due nipoti rimasero i legittimi padroni dell’astuccio.

Oramai si sono accordati per una equa divisione del bottino, ma non potendosi dividere in tre parti i brillanti che erano solamente due decisero di venderli. Più presto detto che