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superficiali, dall’espressione falsamente pudica che vuol celare la lascivia dei desideri.

Daria, che non l’aveva mai amata, che aveva sempre sentito per lei l’istintiva ripugnanza delle anime grandi per le animuccie meschine, Daria, che l’aveva temuta una volta, la sopportava ora, compassionandola, cercando di metterla a parte dei suoi pensieri, dei suoi studi, delle sue continue ricerche sulla verità delle cose. Ma poi Daria non era troppo paziente, e l’alterezza sdegnosa del suo carattere la facevano poco adatta alla parte di missionaria; visto che ogni tentativo di ravvicinamento morale era inutile, fatta persuasa che non si sarebbero intese mai, Daria si restrinse ad una cortesia comune, lasciando a lei la direzione del discorso, che veniva continuato a scatti e a sussulti dalla Tatta, oppure trascinato blandemente dalla inoffensiva signora Luigina.

Rodolfo e Pierino, superata la selvatichezza dei primi incontri, si erano avvezzati alla forestiera.

Rodolfo tornando dalla caccia, entrava nel salottino, si gettava a fumare sul divano bigio, colla testa appoggiata sulle ciliege rosse del guanciale, parlava poco, accontentandosi di qualche si, e di qualche no, facendo salire a vortici, a striscio, a cerchietti il fumo del suo sigaro; cacciandosi la mano nei folti capelli bruni inanellati; ar-