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spondeva alle inconscie funzioni del suo io meccanico. Un profondo avvilimento la degradava a’ suoi propri occhi; il germe caduto nel suo grembo poteva fecondare una Giuditta qualsiasi, e sarebbe stato egualmente il frutto dell’amore.

No, l’amore non esiste!

Ella era giunta a questo.

Padre, fratello, amico, socio, marito, tutti sinonimi; uno poteva valere l’altro, non l’amante. L’amante restava ancora per lei il giovinetto imberbe che aveva sospirato sotto le sue finestre, che le aveva rapito un fiore e stretta la mano, per cui ella recitava, struggendosi di voluttà, i versi della vecchia strenna:

O fanciulla qual mesto contento
Mi discenda nell’alma non sai.

Una visione, una fantasia che non aveva corpo, nulla.

Del resto che cosa vedeva altrove? Gavazzini, dopo aver rapita la cara donna e bevuto il dolce