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introduzione 23


E non doveva mancare l’epigramma empio:

Ci-git un dieu qui se fit homme
Et qui mourut pour une pomme.

Secolo socievole, dice Taine, dove con sei barzelette, trenta motti spiritosi e un po’ di uso di mondo, un uomo aveva la certezza di essere dovunque bene accolto. Secolo galante, che permetteva ad un cavaliere, per rendere omaggio ad una signorina, di rapirle una calza e portarsela trionfalmente sul cappello a guisa di piuma. E il valletto di un gentiluomo, avendo osservato dalla Finestra una dama attraversare la via senza che vi fosse alcuno a sorreggerle lo strascico, si precipitava sui di lei passi esclamando: «Non sarà mai detto che il servitore del marchese di*** abbia lasciato una dama sola a reggersi lo strascico». Secolo allegro che vide un re (Stanislao Leczinki, suocero di Luigi XV) accompagnare alla fiera una bella signora (la marchesa della Ferté-Imboault), e poiché ella vi aveva acquistato quindici soldi di quei nastrini che i Francesi chiamano faveurs, sollevarli e agitarli al di sopra della sua testa gridando