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la durata del concerto stette su quella sedia, nell’attitudine di un picchio sul ramo, parlottando a voce bassa colla sua bella vicina, sorridendo, lisciandosi i baffi e i capelli e gettandosi indietro tratto tratto sulla spalliera, per mostrare il panciotto d’ultimo taglio, teso a perfezione sul torace apollineo.

Sofia, dal canto suo, tutta gaja in una elegante toeletta color d’avorio, con una profusione di serenelle sul cappellino e sul seno, era felice di quel corteggiamento in piena folla che la additava agli sguardi invidiosi delle altre signore e le dava, per così dire, la marca di fabbrica di donna elegante.

I notturni delicati di Chopin, le strane fantasie di Liszt passavano nella sala attraverso le piume dei cappellini, che si agitavano lentamente, seguendo il ritmo armonioso, tra un’onda di profumi acuti e penetranti. Il silenzio era di rigore; ma alcuni gentili bisbigli rompevano la consegna, accompagnati da occhiate lunghe, da brevi sor-