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102 il libro di mio figlio


è uno dei più splendidi; e pare che la natura favorendone principalmente gli uomini di ingegno, abbia voluto compensarli in anticipazione dei dolori che la turba dei mediocri infligge sempre a chi s’innalza sopra il livello comune.

L’invidia può schizzare il suo veleno, la malignità può arrotare le sue punte, vi è un Eden per l’uomo superiore. In quell’Eden nessun mortale lo raggiunge! Egli vi si rifugia nelle ore dello sconforto, come un ricco nelle sue terre e vi si trova potente e libero.

Chi può rapirlo alle estasi del pensiero veggente, alla dolcezza influita della sua coscienza? Chi lo caccia dalla reggia d’oro dell’idea questo monarca del mondo invisibile, questo re per diritto divino? Gli altri parlano, egli pensa; gli altri camminano, egli vola.

C’è in questa padronanza dispotica dello spirito, qualche cosa che ne afferma l’origine sovrana.