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uomini. Esse non tenevano nella sua vita un posto maggiore del bicchiere d’acqua che doveva cavargli la sete. Natura singolarmente complessa bastava a sè, si completava di sè.

Se ammetteva la superiorità di sua madre, era per non rinnegarsi, perchè la madre di un iddio è necessariamente una dea.

Minna poteva ben essere la donna fatta per un uomo simile, l’ancella, la schiava, l’atomo vivente nella sua ombra; pronta a lasciarsi schiacciare se l’interesse del suo orgoglio lo avesse richiesto.

Anche la scarsa bellezza di Minna, anche la sua ignoranza e la cornice meschina che la inquadrava, tutte queste circostanze di inferiorità accarezzavano in Cònsolo l’istinto di dominio.

Il suo modo di considerare la donna conservava attraverso l’inoculazione di una civiltà che non aveva avuto presa nel suo temperamento dispotico la violenza e l’egoismo primordiale della razza.

L’adattamento fu rapido. Nessuno di loro modificò la propria vita; nessuno intorno a loro si accorse che dopo d’essere vissuti due