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dalle tenere previdenze materne, tarda della riluttante maturanza dei germi sui quali grava soverchio peso, la sua solitudine continuava più dolorosa ancora, irritata dalla crudele inconscienza delle fanciulle felici e dalla vuotaggine dell’insegnamento che non le arrecava nessuna luce infliggendole un peso di più.

Povera, non bella, non amata, priva di spirito, ecco qual’era il suo retaggio; e la triste convinzione penetrandola ogni giorno più le cresceva l’avvilimento sviluppandole un pathos di timidezza morbosa nel quale rinchiudeva il suo profondo bisogno di simpatia deluso.

E si era isolata ancora rassegnandosi alla tristezza di non poter comunicare coi suoi simili, senza chiedersi se ella fosse veramente inferiore, accettando il fatto compiuto che la faceva diversa e per la stessa diversità lontana. Le si era venuto in tal modo formando uno stato d’animo somigliante a quello che potrebbe avere un esiliato in un’isola d’alto mare dove ogni comunicazione fosse stata interrotta. Non potendo svilupparsi esteriormente ritorse verso