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colta da una vecchia donna dalla mente ottusa e dal cuore aggrinzito, il mistero della sua nascita avea sempre gravato su di lei quale colpa atavica di cui era giustizia che dovesse portare le tristi conseguenze.

Dal gesto sdegnoso che le porgeva il pane al gesto disgustato che si ritraeva dal suo contatto come da un oggetto immondo, tutta la miseria dell’abbandono le si era rivelata fino dall’età più tenera infliggendole una mortificazione di tutte le ore, di tutti i minuti. La faccia astiosa della vecchia, la sua voce nemica, le sue preoccupazioni grette e meschine, una casa decrepita senza grandezza, una educazione trascurata senza libertà, una solitudine senza pensiero, un’atmosfera grigia che dalle pareti si stendeva ai cuori, che copriva, che invadeva anima e sensi e andava crescendo cogli anni nella esuberanza mostruosa di una orribile muffa, queste, ed altre tristezze avevano innalzato fra Minna e il mondo una parete di carcere.

A scuola, mal vestita, mal pettinata, goffa, ignorando i giuochi e il riso, non sostenuta