Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/64


— 52 —

Parve forse a Filippo di avvertire un recondito timore nella voce materna? Egli si affrettò a soggiungere:

— Nessuno, sta sicura; nè uomini, nè cose.

La signora Cònsolo sentì ch’egli diceva la verità. Trepida per il figlio tanto amato costretto a vivere fuori della sua vigilanza si manifestava sempre in lei quando lo rivedeva un’ansia segreta di scoprire se vi fosse alcun che di mutato in quell’anima tanto somigliante alla sua ma che era pure spinta dalla logica dei fatti in un ambiente opposto. — Donna temeva le donne e le disprezzava anche un poco.

Quest’orgoglio e questa gelosia infrenati da una grande padronanza di sè stessa, emanazione sottile di un cuore che egli conosceva appieno e che era tutto suo, dava a Filippo una gioia egoistica e profonda. Passare così nella vita scrutatore e signore dei sentimenti che gli si agitavano intorno, di tutti curioso e da nessuno tocco, non era il suo sogno superbo?

La notte scendeva umida, molle, pregna degli odori che le piante dell’orto esalavano