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tiva con ombre fosche nello squallore desolato dell’abbandono da cui si sentiva minacciata ora.

Egli capitò all’improvviso, una sera mentre Minna stava seduta al lume delle stelle sopra un piazzaletto fronteggiante la casa. Lo riconobbe subito, appena comparve nell’ombra del vecchio angiporto che isolava la piccola dimora della via maestra, e gettò un grido per la sorpresa, per la gioia insieme.

Filippo la invitò a non far rumore per non attirare la curiosità dei vicini.

— Vieni, — disse ella dolcemente posandogli l’estremità delle dita sull’omero. — Vieni a vederlo.

— Chi? — fece egli distratto.

Aveva chiesto “chi„! Minna credette di non vederci più, tanto il sangue le si era gelato nelle vene e il cuore aveva rallentato i battiti. Mormorò avvilita:

— Il bambino.

— Oh! non mancherà tempo. Dimmi piuttosto come hai passato questi mesi.

Pronta ad afferrare con riconoscenza il più lieve indizio di interessamento Minna rispose: