Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/157


— 145 —

senza guardare il suo pubblico, aveva dimenticato la presenza di Minna. Egli non vide la fulgente luminosità degli occhi che lo guardavano estasiati, già lontano, rientrato nella reggia gelosa del suo pensiero come un sultano superbo che fa incendiare il ponte sul quale egli è passato.

Ma perchè? gemeva Minna torcendosi le mani sul parapetto del balcone tentando il piacere crudele di sentire il ferro della balaustra morderle le carni. Perchè?

E in quel momento, rapidissimo, dileguato già appena sorto, un sibilante sospetto le guizzò attraverso il cuore; così repentino e fuggitivo ch’ella non trovò subito un nome per esso e mentre lo stava cercando le moriva la sensazione nuova nel cadere della forma inconsistente che le si era per un attimo affacciata al cervello.

— Lesta, lesta! – gridò Filippo dalla sua camera.

Ella chiuse rapidamente le valigie. Voleva anche assicurare le persiane della finestra, ma Filippo soggiunse:

— È inutile. Prima di sera sarò di ritorno.