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addio! 105


meglio la vista del paese, ed essendo gli alberi privi di foglie, Attilio mi fece osservare, allo svolto d’un sentiero, il belvedere del nostro castello che dominava la spaziosa e ondulata campagna.

I cavalli fino allora erano andati benissimo, ma quello di destra incominciò a dar segni di inquietudine rizzando le orecchie e fiutando il vento colle narici dilatate.

Sull’estremo lembo dell’orizzonte si addensarono alcune nubi ed un rapido cambiamento d’atmosfera avvertiva la minaccia di un temporale.

— Sei sicuro del cavallo di destra? — domandò mio marito al cocchiere.

— Oh, signor conte, non dubiti.

— Procura di guadagnar tempo sulla pioggia; non mi sembrano bestie molto pazienti queste del barone.

Per un poco il cavallo bizzarro si chetò, ma ad uno scoppio improvviso di tuono diede un balzo e piantossi sulle gambe di dietro, coprendo il morso di schiuma e di sangue.

Incominciai allora a temere qualche scia-