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6 Mitologia comparata.

preso e comprendere, ripetere anch’esso il celebre: sinite parvulos ad me venire.

Io non so fino ad ora che cosa si debba pensare della nuova teoria darwiniana intorno alla creazione dell’uomo, e a’ suoi pretesi antenati. Se è vero che noi partimmo dal bruto, mi consolo al pensiero che ce ne siamo già tanto allontanati e con la speranza che ce ne allontaneremo sempre più. Ma questo m’importa avvertire, come mitologo, che i miti sono il primo indizio storico che l’uomo diede della sua eccellenza ideale sopra tutti gli altri animali. Ovidio cantò già che il nume diede all’uomo come suo principal distintivo l’ordine di guardare in su, di guardare il cielo,

Os homini sublime dedit, coelumque tueri
Jussit.

Ma, guardando il cielo, l’uomo non istette muto, e lo interrogò. Vedea piovere dall’alto la luce diurna, accendersi ogni notte, come lampade divine, la luna e le stelle, scenderne ai campi le rugiade benefiche e le pioggie invocate e chinò le ginocchia adorando, avendo, con credula e poetica pietà immaginato che si muovesse un nume arcano e benefico in ogni corpo luminoso celeste. Il cielo stesso poi gli parve un gran Dio, anzi il primo, il sommo degli Dei.

La parola Dio che noi adoperiamo ora a rappresentare il nume suona, come sapete, Deus in latino e Devas in sanscrito. Ma in sanscrito la parola Devas non significa soltanto Dio, ma sì ancora propriamente nel suo primo significato, il