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con coscienza a quell’arbitrio, che a lui personalmente si rimproverava; e chiese l’avviso del ministro dell’interno. Il Corsini, consultato il principe, sotto il giorno 15 maggio 1834, rispose che S. A. I. e R. aveva deciso di lasciar correre. Lasciar correre; — in verità, era la divisa degli uomini che allora governavano la Toscana.

Il secondo scrupolo di cui abbiamo detto di voler tener parola, l’ebbe il Bologna nel 1843, quando in seguito ad un invito, che in fondo era un ordine, della polizia aulica di Vienna, il ministro di polizia fu incaricato di provvedere perchè Giuseppe Giusti, a cui la voce pubblica attribuiva la paternità di una nuova poesia satirica contro la dinastia Austriaca, non la mettesse in giro. E siccome alla stessa polizia viennese risultava per informazioni avute che fosse intendimento del Giusti di stampare alla macchia, riuniti in un sol volume, i componimenti satirici dello stesso poeta, che allora giravano manoscritti per la penisola, s’invitava il Bologna ad appurare quanto di vero vi fosse in tale voce e nel caso che questa fosse fondata, chiamare a sè il Giusti ed ottenerne, certamente non con preghiere, la promessa che nè lui, nè altri per lui avrebbe dato corso alla temuta pubblicazione.

Il Bologna ponzò l’affare per oltre tre mesi; chiese informazioni; vagliò minutamente queste; ci dormì sopra un pezzo; infine, scrisse al ministro che alla polizia non constava che il Giusti avesse scritto o meditasse di scrivere una nuova poesia contro la dinastia austriaca; non constare nemmeno che egli o altri avesse l’intendimento di pubblicare in un volume i versi che la voce pubblica attribuiva allo stesso Giusti: imperocchè, all’infuori di codesta voce pubblica (aggiungeva il coscienzioso poliziotto) nessuno elemento si avesse per crederlo realmente autore di quei componimenti. Laonde non credeva che fosse il caso di prendere contro di lui il provvedimento anche più mite: quello, cioè, d’una chiamata al palazzo del Buon Governo per dargli, sotto forma d’una paternale, l’ordine d’infrenare il suo estro poetico e di rinunziare, ove ne avesse avuto il disegno, a stampare i suoi versi.