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lizia, se volle averne una copia, fu costretta a pagarla tredici lire. Almeno, nella nota delle spese segrete pel mese di gennaio 1827, tale si assicura essere stato il prezzo pagato.

Lo Sgricci, se visse da vero seguace d’Epicuro, morì cristianamente, come l'assicurava l’Ispettore (il 22 luglio 1836); ma alla sua morte, l’estro satirico dei fiorentini non potè trattenersi. Da una sconcia poesia, che la Polizia attribuiva al Pananti, togliamo le seguenti due strofe:

“Batillo il tragico
     Dai finti allori
     Stup.....va Apolline
     A post.....ri.

“Or per giustissimo
     Decreto eterno
     Stup..lo Satana
     Rege d’Averno.„

Anche il Giusti scagliò il suo frizzo sulla tomba dell’improvvisatore, e tra le poesie da lui rifiutate si legge quella in morte dello Sgricci:

     “Laudate pueri Dominum!
È morto chi profuse
A danno del preterito
L’entrata delle muse ec.„

Peraltro, in vita, come già abbiamo detto, gli amori d’indole classica non impedirono allo Sgricci che non fosse ammirato dalla facile turba di coloro che si lasciano prendere dalle apparenze. In un rapporto di polizia del 1826, l’Ispettore, dopo di avere chiamato lo Sgricci per quanto pregiatimo poeta altrettanto uomo turpe, scriveva: „Con sentimento del maggior piacere fu veduto nei giornali esteri e nella Gazzetta Toscana encomiato con somma lode il valore poetico dello Sgricci e con piacevole soddisfazione furono sentite le sovrane benefiche elargizioni a riguardo del di lui sorprendente, franco, pronto, vivace e sublime improvvisare;