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sì, per soverchia gelosia, alla migliore sua conservazione fu male proveduto.

Veramente per conto delle miniature è questo libro d’ogni grand’estimazione degnissimo; perciocchè sono esse in copia maggiore di quella che senza vederle si crederebbe, e di squisito gusto. Li dodici mesi, li misterii principali della Religione, li fatti più ragguardevoli della vita di Gesù Cristo e della Vergine Maria, li Santi avuti in maggior venerazione dalla Cristianità vi sono rappresentati con carte miniate di tutta la grandezza del volume, ch’è in forma di picciolo foglio, parlando relativamente a libri stampati. Lettera iniziale non v’ha, che più o meno adorna non sia di figurine, e dorata. Il margine laterale d’ogni facciata è di fogliami, alberi, fiori, frutti, animali, tempietti, rabeschi e cose simili riempito. Ma la correzione del disegno, l’armonia della composizione, la naturalezza dell’espressione, il vivo del colorito, e tutto ciò che può mai contribuire alla perfezione di sì fatti lavori spicca singolarmente nelle miniature dei dodici mesi: tutto peraltro, più o meno, secondo la bravura de varii artefici che vi furono adoperati, è felicemente condotto. Non se ne saprebbero di questi li nomi senza gl’indizii dell’anonimo nostro, il quale scriveva in tempo da averne fondatamente contezza; ed a lui concilia fede anche la forma delle fabbriche, dei vestiti, e dei costumi, che mostra l’opera tutta Fiamminga dal principio alla fine. Quanto alli tre miniatori che nominati vediamo; Giovanni Memmelinck è abbastanza conosciuto per ciò che altrove ne ho scritto. Gerardo da Gant sembra non esser altri, che Gerardo van der Meire, di cui ci fanno sapere il Baldinucci (Dec. I. P. I. Sec. III. T. III. p. 62.) e il Des-


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