Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/322

316 xxi - il re pastore


d’Aminta il cor. Ma chi sará costui

che ha dell’affanno altrui
sí maligno piacer?
Agenore.   Mia cara Elisa,
esci d’error: nessun t’inganna.
Elisa.   E sei
tu sí credulo ancor? tu ancor faresti
sí gran torto ad Aminta?
Agenore.   Io non saprei
per qual via dubitarne.
Elisa.   E mi abbandona
dunque Aminta cosí... No, non è vero:
ti lasciasti ingannar. Donde apprendesti
novella sí gentil?
Agenore.   Da lui.
Elisa.   Da lui!
Agenore. Sí, dall’istesso Aminta.
Elisa. Dove?
Agenore.   Qui.
Elisa.   Quando?
Agenore.   Or ora.
Elisa.   E disse?
Agenore.   E disse
che al voler d’Alessandro
non déssi oppor chi ne riceve un regno.
Elisa. Santi numi del ciel! Come! a Tamiri
dará la man?
Agenore.   La mano e il cor.
Elisa.   Che possa
cosí tradirmi Aminta!
Agenore.   Ah! cangia, Elisa,
cangia ancor tu pensiero,
cedi al destin.
Elisa. (con impeto, ma piangendo)
  No, non sará mai vero:
non lo speri Alessandro,