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atto primo | 107 |
volessi in opra il mio consiglio, allora
ricordati, ben mio, di chi t’adora.
Semira. Veramente il consiglio
degno è di te; ma voglio
renderne un altro in ricompensa, e parmi
piú opportuno del tuo: lascia d’amarmi.
Megabise. È impossibile, o cara,
vederti e non amarti.
Semira. E chi ti sforza
il mio volto a mirar? Fuggimi, e un’altra
di me piú grata all’amor tuo ritrova.
Megabise. Ah! che ’l fuggir non giova. Io porto in seno
l’immagine di te; quest’alma, avvezza
dappresso a vagheggiarti, ancor da lungi
ti vagheggia, ben mio. Quando il costume
si converte in natura,
l’alma quel che non ha sogna e figura.
Sogna il guerrier le schiere,
le selve il cacciator,
e sogna il pescator
le reti e l’amo.
Sopito in dolce obblio,
sogno pur io cosí
colei, che tutto il dí
sospiro e chiamo. (parte)
SCENA VII
Semira.
Voi, della Persia, voi,
deitá protettrici, a questo impero
conservate Artaserse. Ah! ch’io lo perdo
se trionfa di Dario! Ei questa mano
bramò vassallo e sdegnerá sovrano.
Ma che? Sí degna vita