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32 | i - didone abbandonata |
Con un tuo sguardo solo
mi togli ogni difesa e mi disarmi.
Ed hai cor di tradirmi? E puoi lasciarmi?
Ah! non lasciarmi, no,
bell’idol mio:
di chi mi fiderò,
se tu m’inganni?
Di vita mancherei
nel dirti addio;
ché viver non potrei
fra tanti affanni. (parte)
SCENA V
Enea, poi Iarba.
Enea. Io sento vacillar la mia costanza
a tanto amore appresso;
e, mentre salvo altrui, perdo me stesso.
Iarba. Che fa l’invitto Enea? Gli veggo ancora
del passato timore i segni in volto.
Enea. Iarba da’ lacci è sciolto!
Chi ti die’ libertá?
Iarba. Permette Osmida
che per entro la reggia io mi raggiri;
ma vuol ch’io vada errando,
per sicurezza tua, senza il mio brando.
Enea. Cosí tradisce Osmida
il comando real?
Iarba. Dimmi, che temi?
Ch’io fuggendo m’involi a queste mura?
Troppo vi resterò per tua sventura.
Enea. La tua sorte presente
fa pietá, non timore.