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atto primo | 319 |
SCENA V
Timagene.
Ma qual sorte è la mia! Nacque Alessandro
per offendermi sempre. Anche in amore
m’oltraggia il merto suo: picciola offesa,
che rammenta le grandi. Eh! l’odio mio
si appaghi alfine. Irriterò le squadre,
solleverò di Poro
le cadenti speranze: alla vendetta
qualche via troverò; ché il vendicarsi
d’un ingiusto potere
persuade natura anche alle fiere.
O su gli estivi ardori
placida al sol riposa,
o sta fra l’erbe e i fiori
la pigra serpe ascosa,
se non la preme il piede
di ninfa o di pastor.
Ma, se calcar si sente,
a vendicarsi aspira;
e su l’acuto dente
il suo veleno e l’ira
tutta raccoglie allor. (parte)
SCENA VI
Recinto di palme e cipressi con picciolo tempio nel mezzo, dedicato a Bacco, nella reggia di Cleofide.
Cleofide con séguito, indi Poro.
Cleofide. Perfidi! qual riparo, (alle comparse)
qual rimedio adoprar? Mancando ogni altro,