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26 | i - didone abbandonata |
pèra l’Italia, il mondo,
resti in obblio profondo
la mia fama sepolta,
vada in cenere Troia un’altra volta.
Ah! che dissi! Alle mie
amorose follie,
gran genitor, perdona; io n’ho rossore.
Non fu Enea che parlò, lo disse Amore.
Si parta... E l’empio moro
stringerá il mio tesoro?
No... Ma sará frattanto
al proprio genitor spergiuro il figlio?
Padre, amor, gelosia, numi, consiglio!
Se resto sul lido,
se sciolgo le vele,
infido, crudele
mi sento chiamar.
E intanto, confuso
nel dubbio funesto,
non parto, non resto,
ma provo il martíre,
che avrei nel partire,
che avrei nel restar. (parte)