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atto primo | 25 |
delle vendette mie ministre il cielo;
e, tardi allor pentito
d’aver creduto all’elemento insano,
richiamerai la tua Didone invano.
Enea. Se mi vedessi il core...
Didone. Lasciami, traditore!
Enea. Almen dal labbro mio
con volto meno irato
prendi l’ultimo addio.
Didone. Lasciami, ingrato!
Enea. E pur, con tanto sdegno,
non hai ragion di condannarmi.
Didone. Indegno!
Non ha ragione, ingrato!
un core abbandonato
da chi giurògli fé?
Anime innamorate,
se lo provaste mai,
ditelo voi per me.
Perfido! tu lo sai
se in premio un tradimento
io meritai da te.
E qual sará tormento,
anime innamorate,
se questo mio non è? (parte)
SCENA XVIII
Enea solo.
E soffrirò che sia
sí barbara mercede
premio della tua fede, anima mia!
Tanto amor, tanti doni...
Ah! pria ch’io t’abbandoni,