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266 iv - ezio


Fulvia. Pensa a salvarti.
Giá di guerrieri e d’armi
tutto il soggiorno è cinto.
Massimo. Dimmi se vive o se rimase estinto.
Fulvia. Nol so. Nulla di certo
compresi nel timor.
Massimo. Sei pur codarda.
Vado a chiederlo io stesso.
(in atto di partire, s’incontra in Valentiniano)

SCENA II

Valentiniano senza manto e senza lauro, con ispada nuda e séguito di pretoriani, e detti.

Valentiniano. Ogni via custodite ed ogni ingresso.
(parlando ad alcuni soldati, che partono)
Massimo. (Egli vive! Oh destin!)
Valentiniano. Massimo, Fulvia,
chi creduto l’avria?
Massimo. Signor, che avvenne?
Valentiniano. Ah! maggior fellonia mai non s’intese.
Fulvia. (Misero genitor!)
Massimo. (Tutto comprese).
Valentiniano. Di chi deggio fidarmi? I miei piú cari
m’insidiano la vita.
Massimo. (Ardir.) Come! E potrebbe
un’anima sì rea trovarsi mai?
Valentiniano. Massimo, e pur si trova; e tu lo sai.
Massimo. Io!
Valentiniano. Sì; ma il ciel difende
le vite de’ monarchi. Emilio invano
trafiggermi sperò. Nel sonno immerso
credea trovarmi, e s’ingannò. L’intesi
del mio notturno albergo
l’ingresso penetrare. A’ dubbi passi,