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atto primo | 9 |
Perciò, cosí partendo,
fugge il dolor di rimirarti...
Didone. Intendo.
Vanne, amata germana:
dal cor d’Enea sgombra i sospetti, e digli
che a lui non mi torrá se non la morte.
Selene. (A questo ancor tu mi condanni, o sorte!)
Dirò che fida sei;
su la mia fé riposa:
sarò per te pietosa,
(per me crudel sarò.)
Sapranno i labbri miei
scoprirgli il tuo desio.
(Ma la mia pena, oh Dio!
come nasconderò?) (parte).
SCENA IV
Didone e Osmida.
Didone. Venga Arbace qual vuole,
supplice o minaccioso; ei viene invano.
In faccia a lui, pria che tramonti il sole,
ad Enea mi vedrá porger la mano.
Solo quel cor mi piace:
sappialo Iarba.
Osmida. Ecco s’appressa Arbace.