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atto secondo 135


i figli prenderan forme leggiadre,
e se avran fedeltá simile al padre!
Siroe. (E mi deride ancor!)
Laodice. Secondi il cielo
il lieto augurio. Ei però tace, e parmi
irresoluto ancor.
Emira. (a Siroe) Parla. Saria
stupiditá se piú tacessi.
Siroe. Oh dèi!
Lasciami in pace.
Emira. Il re sai che t’impose
di sceglier, me presente,
il carcere o Laodice.
Laodice. Or che risolvi?
Siroe. Per me risolva Idaspe: il suo volere
sará legge del mio. Frattanto io parto,
e vo fra le ritorte
l’esito ad aspettar della mia sorte.
Emira. Ma, prence, io non saprei...
Siroe. Sapesti assai
tormentarmi finora.
(Provi l’istessa pena Emira ancora.)
               Fra’ dubbi affetti miei
          risolvermi non so.
          Tu pensaci; tu sei (ad Emira)
          l’arbitro del mio cor.
               Vuoi che la morte attenda?
          La morte attenderò.
          Vuoi che per lei m’accenda?
          Eccomi tutto amor. (parte)