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antiche vie—via latina 251

della Caprara. La qual cosa non parmi esatta. È vero che tutte le vie menavano a Roma, secondo l’adagio volgare, ma, se fosse esatta la idea di Borgia, non sarebbe spiegabile la esistenza di Ponte Fratto in un sito tanto a valle e lontano dal cammino tracciato da Lui sulle sue piante topografiche. Invece, sia per l’ubicazione di questo ponte, sia per l’obbiettivo che doveva avere la via, di convergere il più brevemente sulla città, che allora era situata in contrada Cellarulo1, la via stessa doveva svolgersi a mezzodì ed occidente della collina di S. Vitale, secondo la via mulattiera ancora esistente a dispetto del vandalismo esercitatovi per secoli. E la via segnata da Borgia dovette essere un braccio differente dal principale, il quale nell’epoca di mezzo potè divenire il più frequentato, quando cominciò l’abbandono delle valli per rifugiarsi sui colli e sui monti. E certamente la via segnata da Borgia percorse Carlo d’Angiò, allorchè venne a dar battaglia a Manfredi2.

Oltre il ramo che da Ponte Fratto entrava immediatamente nell’antica città3, un altro dal ponte medesimo continuava il cammino sulla sponda destra del Calore, cavalcava il valloncello Malecagna, e poi, volgendo a destra, dirigevasi un’altra volta in linea retta verso l’attuale città, secondo è segnato oggi dalla mulattiera che sola dal vallone sudetto menava per la piana dei Mazzone a Benevento, pria della costruzione del viale per la stazione ferroviaria. Però anticamente altri ponti esistevano sul Calore accosto la città attuale. Uno era sito dove al presente è il pubblico macello, in contrada Posillipo; e se ne distinguono ancor bene la spalla sinistra, in parte di opera laterizia, e, allorquando il fiume è in magra, la fondazione di una pila. Di questo ponte ha preso le veci l’attuale, il quale nella parte più antica sotto corrente si appalesa di costruzione medioevale, e nella parte sopra corrente fu costruito dal celebre Vanvitelli4, che lo prolungò

  1. Vedi pag. 244.
  2. Vo meditando un breve lavoro sull’itinerario di Carlo d’Angiò in quella famosa azione, sul sito della battaglia e sul ponte presso di cui Manfredi ebbe sepoltura.
  3. Vedi pag. 244.
  4. Come io feci osservare anni sono all’egregio amico Prof. Enrico Isernia. Vedi la sua Istoria di Benevento, vol. 3° pag. 347 e seg.