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212 arco traiano


Queste due osservazioni non sono si lievi, come a prima giunta potrebbesi credere; imperciocchè il nostro occhio, nella prima impressione, è guidato dalla maggiore o minore precisione dei contorni e dalla intensità della luce riflessa delle scolture, apparendo più pregevole ciò che per la precisione dei contorni è più pronunciato, e più vago ciò che è meno annerito dal tempo.

Per riguardo alla seconda quistione osservo che la diversità del soggetto ha consigliato l’artista a far entrare nel quadro un numero diverso di figure, di simboli e di particolari; la qual cosa ha fatto riuscir molto differente la composizione di un quadro dall’altro. Devesi a questa ragione se in taluni quadri abbiamo osservato che le figure sono disposte perfino in quattro piani, degradanti dal rilievo quasi intero al bassorilievo propriamente detto. E vedemmo1 che, dato questo genere di scultura storica, creazione tutta romana, non era possibile evitare il partito delle figure degradanti da piano e piano.

Ciò posto, se può riuscir più vago all’occhio un quadro scultorio nel quale entri minor numero di figure e queste sieno disposte nel minor numero di piani, non puossene, a parer mio, dedurre solo per questo fatto che lo stile sia differente.

Ma v’ha di più. Quando il Selvatico e il Quatremére de Quincy hanno asserito esservi divario tra le sculture dei quadri dell’attico e quelle degli intercolunnii, non hanno fatta osservazione che anche i quadri dell’attico presentino molta diversità fra di loro, e che i due di sinistra (tav. XIX e XXVII), su ambedue le facciate, sieno difformi assai per composizione da quelli di destra (tav. XVIII e XXVI). Ora, ponendo in raffronto i quadri ultimi (tav. XVIII e XXVI) con gli altri degli intercolunnii, e segnatamente con quelli delle tavole XIV, XVI e XVII, vi si deve riconoscere uniformità di stile, insieme a quella di composizione. Anzi il quadro della tavola XIV, il quale è il più basso di uno dei due intercolunnii della facciata interna, se si tien considerazione delle gravi ingiurie sofferte, deve ritenersi come uno dei più belli del nostro monumento.

  1. Pag. 56 e 57.