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nel ristauro dell’Acquedotto seguito sotto il glorioso Pontificato di Paolo V Borghese fosse rinnovata in quell’istesso luogo, ma fissata nella pietra quadrata che serve di riparo all ’ incastro interno come ora si vede. E siccome trattavasi di una vena di si poca entità, sebbene pregiatissima, e per conseguenza non meritevole di far parte nel volume dell’acqua Trajana, così può darsi ancora che fosse del tutto dimenticata fin d’allora, e creduto meglio di provvedere in perpetuo e con più abbondanza al bisogno di quegli Abitanti sostituendole quella fistola che in oggi serve di riparo, quando da qualche interno inconveniente viene privata dell’acqua la nuova fontana. È d’altra parte certo che il popolo Trevignanese andò da tempo immemorabile ad attinger acqua per suo uso in quel luogo, giacchè non avea altra sorgente più vicina per supplire a sì importante bisogno, nè cessò mai di servirsene se non dal tempo in cui s’ottennero nel modo che dirò qui appresso le once quattro della famosa acqua Trajana che si scaricano nella pubblica fontana. Quest’acqua, che ci è specialmente nella stagione estiva di un salutare ristoro si ebbe aprendo nell ’ Acquedotto la nuova Fistola, e mediante un piccolo braccio scavato nel terreno sopra la chiesa di S. Caterina. Essa viene dopo pochi passi di cammino a scaricarsi nella pubblica fontana con due tubi di non piccolo diametro e serve per abbeverare il bestiame, pel lavatojo delle donne e quindi per adacquare gli orti sottoposti, i quali hanno ed hanno avuto fin dalla sua origine il diritto di far uso dello scolo. Si era per altro fino ai dì nostri ignorato come fosse stata dalla Camera Apostolica conceduta così utile beneficenza, ma essendo qui venuto alcuni anni sono il Sig. Puccini di bo: me: Fiscale della Presidenza delle Acque, e che si compiacque favorire egualmente in mia casa ( come fanno tutti i membri addetti alla presidenza medesima, i quali non isdegnarono prevalersi in qualunque occorrenza d’affari di loro attribuzione, della mia debole ma sincera ospitalità ) mi diede un’idea sulla concessione della suddetta acqua, ottenuta dal Duca Virginio a benefizio de’suoi vassalli Trevi gnanesi. Acquistata pertanto una tale notizia mi venne in pensiero che la cosa potesse forse ridursi a maggior chiarezza, e forse anco ad opinione diversa qualora si fosse fatta scrupolosa ricerca nei libri antichi di questa comunale segreteria. Infatti mentre mi occupava di proposito per rinvenire documenti in difesa dei nostri patrii diritti, come già dissi, mi riuscì di rintracciare in un libro delle consigliari adunanze la vera e genuina provenienza e concessione della suddetta acqua, e che vado a riportarla in succinto acciò sia aperto che una tale beneficenza non ci derivò punto per parte di quel barone, ma fu concessa al popolo Trevignanese dall’illustre Pontefice Paolo V. Borghese nel modo che dirò qui appresso. Allorquando l’animo grande di quel Pontefice concepi il nobile pensiero di porsi alla grand’opera del ristauro Trajano, e che già l’In-