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gegnere in capo era venuto nel suolo Trevignanese a fare le debite ispezioni fu d’avviso ai Trevignanesi, che dovendosi eseguire dei profondi e larghi scavi nei vigneti ed oliveti, avrebbero essi dovuto incontrare dei danni non lievi, e che per conseguenza occorreva provvedere a tempo per non pentirsi poi inutilmente del loro silenzio. Infatti alli 14. di Settembre dell’anno 1607 fu radunato il consiglio generale in proposito, e fu risoluto a viva voce che il Magistrato si occupasse del modo da tenersi su tale importante oggetto, ma nulla però si fece per allora. Inoltrato di molto il lavoro dell ’ Acquedotto, ed avvedutisi dei gravi danni, che risultavano sopra ogni genere di piantagione tornarono di nuovo a radunarsi in Consiglio, che fu celebrato il di 12. Ottobre 1608 in cui si propose ed approvò a viva voce una deputazione di due abili persone unitamente al Magistrato, affinchè presentassero al Sovrano le loro giuste lagnanze, e che non potendo ottenere la rifazione dei danni rilevanti che soffrivano, ottenessero almeno la grazia di essere esenti dalle gravose tasse imposte pel ristauro dell’Acquedotto medesimo. Per quanto però si adoprassero ad ottenere l’intento, fu tutto vano poichè non potendo la deputazione penetrare al Trono, e costretta a servirsi di altri mezzi per far giungere ad esso la supplica in nome del popolo, non ebbe la tanto giusta petizione quel risultamento felice e soddisfacente che desideravasi. Non furono però del tutto inutili gli sforzi loro, giacchè fu loro proposto dall’Ingegnere in capo, interprete delle intenzioni Pontificie, se volevano accettare in vece una certa quantità di acqua del Trajano per costruire una nuova fontana nel paese a beneficio della popolazione. Prima però di risolvere su questo punto, credettero espediente di riunirsi nuovamente in consiglio. Questo fu tenuto il dì 25. Aprile 1610, e deliberando di far tutto presente, come fecero al Duca Virginio acciò si fosse interposto per ottenere quanto di sopra si è detto, o a dare il suo voto sull’accettazione dell’offerta loro fatta dal lodato ingegnere ne riportarono dal barone la più savia e vantaggiosa risposta, la quale fù di applicarsi ad accettare l’acqua, e così esimersi per sempre dal duro incomodo di condursi a S. Filippo per attingerla. Si accettò finalmente dal Magistrato l’offerta, ma convenne addossarsi la spesa della calce occorrente per la conduttura di once 4 di acqua che le furono concesse come risulta dall’adunanza consigliare tenuta in proposito sotto il 29. Maggio 1611 e quindi a tutto carico del Comune la spesa della fontana col suo fontanile nel modo e forma che si vede, e come fu sanzionato nella sessione dei 29. Febbrajo 1612 tenuta su tal proposito. Ecco dunque come i Trevignanesi ottennero questo grande ed utile beneficio scarso compenso a quei danni che avevano sofferto nelle