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cappellani venne riservata al re, che la fece successivamente quasi sempre in capo di soggetti del paese. La loro congrua è stata portata a lire quattrocento di piemonte, per l’assicurazione della quale, come anche per l’aumento della prebenda al capitolo, e per la manutenzione della chiesa vennero dalla liberalità regia assegnati al capitolo li tre molini situati nell’interno del paese, e varii poderi nel territorio, altri in quello di Bogogno, e gli antichi beni dell’abbazia di san Martino di Pombia1. Gli altri beni e diritti della cessata casa Gesuitica furono alienati. Divise in questo modo le proprietà, che prima erano unite, e bene survegliate, si trovarono pur’anche divise le ragioni alle proprietà inerenti, e furono perciò certa conseguenza le novità, le usurpazioni, ed i litigi massime in ordine all’uso dell’acqua della roggia dei molini; cosicchè le concessioni precarie divennero possessi, e gli usi limitati si

regalavano a capriccio. I beni immuni dalle decime vi divennero soggetti, e le scuole dai Gesuiti così bene dirette, se non sono del tutto cessate, non poterono però mai più portarsi a quel grado di elevazione a cui dessi le avevano ridotte.

  1. Istromento 29 luglio 1776 rogato Sicca notaio di Torino.