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Gli eredi Dalmazzone non vollero dismettere questa prebenda. Il ministro dei culti con sua lettera delli 10 aprile 1811, confermò il già emanato decreto reiette le opposizioni e le pretese dei Dalmazzoni.

Si venne ad una seconda immissione in possesso sotto il 22 aprile 1811. Anche a questa si opposero i patroni di modo che tanto il ministro dei culti che l’economo generale eccitarono l’Arciprete d’allora D. Gio. Antonio Randone, a far valere le sue ragioni presso i tribunali.

In questo mentre si rese vacante il canonicato sotto il nome SS. di Maria, per la morte del signor canonico Bergallo Giuseppe da Ceva avvenuta li 19 agosto 1811, s’aggregò questa prebenda all’arcipretura, come già si disse e più non si parlò del canonicato Dalmazzone che fu lasciato vacante sino all’anno 1845 circa.

Qualche tempo dopo fu applicato alla stessa arcipretura il canonicato dell’organista sotto il titolo di S. Giovanni Battista. Resosi vacante quello di S. Margarita di libera collazione li 22 marzo 1828, Monsignor Monale Vescovo di Mondovì, con suo decreto 28 aprile stesso anno, in forza del decreto di Napoleone I, confermati dal Re di Sardegna e dalla S. Sede, l’assegnò per congrua in perpetuo all’arcipretura, e lasciò libero quello dell’organista.

Dietro richiamo dei patroni del succitato canonicato di santa Maria aveva già lo stesso Vescovo applicato all’arcipretura con suo decreto 28 dicembre 1826 il canonicato di S. Margarita di libera collazione, e restituito a patroni quello di santa Maria.

Avendo la collegiata in forza del decreto di soppressione cessato d’esistere come corpo morale, monsignor Pio Vitale vescovo di Mondovì, con suo decreto delli 12 gennaio 1807, nominò sei canonici ad amministratori della così detta fabbrica della Chiesa.

Quest’amministrazione durò sino alli 19 gennaio 1812, epoca