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Saluta tutti gli amici e fratelli; conservati e credimi al solito

Il tuo affezionatissimo fratello

Gio. Battista. »   


Da questo giorno in poi il colera infierì in Sassari in modo così spaventoso che è difficile trovar nei fasti delle pestilenze una strage sì grande come fu quella di Sassari in cui perirono circa ottomila persone in pochi giorni.

Il Rebaudengo dall’epoca della succitata lettera non ebbe più un momento di riposo nè giorno, nè notte, finchè cadde vittima anch’esso del morbo imperversante, li 8 dello stesso mese.

Si pagò alla sua memoria un giusto tributo di lode dal sig. Emmanuele Licheri in una lettera, stampata in Cagliari nel 1856, scritta con eleganza di stile, e con affetti teneri e commoventissimi.

Questa lettera datata da Nuoro addì 2 febbraio 1856, e diretta al sig. avvocato Abozzi, e contiene la cronologia di quattro illustri vittime del colera in Sassari, fra i quali figura il nostro Rebaudengo.

Eccone il tenore:

« Da queste solitarie campagne in cui spesso m’assido, per salutare l’ultimo raggio del sole d’un bel dì che muore, t’invio, mio buon amico, le più sincere congratulazioni. Ai generosi cittadini viventi che al par di te si distinsero per coraggio ed abnegazione nell’invasione del colera in Sassari, il plauso e la riconoscenza pubblica, agli estinti il bacio di Dio, la pace dei sepolcri, il ricordo dei superstiti.

Sì, la reminiscenza del cielo, ed un riflesso della bellezza eterna rischiari i sepolcri dove riposano le vittime del morbo fatale. L’obblioso cuore umano non dimentichi gli estinti, e ciascuno tra i superstiti sparga di qualche fiore le tombe degli amici.

Quando il sole tramonta, e la natura ne inspira la dolce malattia dell’anima immortale, si lasci irrompere la piena